La Comunità Parrocchiale

Sono di aiuto le espressioni che il Magistero riserva alla parrocchia per definirne il cammino. Paolo VI°, dopo aver affermato “che la sorte della evangelizzazione è certamente legata alla testimonianza di unità data dalla Chiesa”, sottolineava – nei riguardi della parrocchia – “che ogni azione è prospera ed efficace se è unitaria”, per cui se “prima si chiedeva alla parrocchia che si radunasse per la Messa della Domenica, adesso si esige che sia unita in forma permanente, e che abbia in grado superiore il senso della comunità. Allora non è sufficientemente coltivata la norma, l’ansia per la comunità”.

Giovanni Paolo II°, in un incontro con 7.000 impegnati parrocchiali provenienti dai cinque continenti, dava questa prospettiva: “Oggi la parrocchia può vivere una nuova e grande stagione. Spesso smarrito e disorientato, l’uomo contemporaneo cerca la comunione. Avendo non di rado visto frantumarsi o disumanizzarsi il suo contesto sociale, anela ad una esperienza di autentico incontro e di vera comunione. Ebbene, non è questa la vocazione della parrocchia, di essere cioè una casa di famiglia, fraterna ed accogliente, una fraternità animata dallo spirito di unità, la famiglia di Dio in un posto concreto. La parrocchia non è principalmente una struttura, un territorio, un edificio: ma riscoprirsi comunità. Cristiani non si è da soli. Essere cristiani significa credere e vivere la propria fede insieme ad altri e così essere chiesa”.

Tenendo presente che nelle grandi parrocchie i vari gruppi diversificano gli aspetti di vita ecclesiale, Paolo VI° suggerisce questa bella immagine: “Questa evoluzione della parrocchia che si esprime in piccole comunità e gruppi ci fa pensare ad una comparazione: quella del concerto vocale e strumentale. Ognuna delle piccole comunità (o gruppi) è un po’ differente dalle altre, come le voci e gli strumenti. Però tutte ed ognuna, per essere autenticamente chiesa, devono essere molto attente di rimanere in comunione”